(ANS – Savona) – Domenica 22 dicembre 2019, 50° anniversario della nascita al cielo di Vera Grita (1923-1969), è stato ufficialmente presentato dal Postulatore Generale delle Cause dei Santi della Famiglia Salesiana, don Pierluigi Cameroni, SDB, al vescovo di Savona-Noli, mons. Calogero Marino, il Supplex libellus, con il quale si chiede l’apertura dell’Inchiesta diocesana sulla vita, le virtù, la fama di santità e di segni di Vera Grita, laica, Salesiana Cooperatrice.
Tale richiesta è stata fatta al termine dell’Eucaristia celebrata nella chiesa di Maria Ausiliatrice a Savona, presieduta da mons. Marino. Tra i concelebranti si segnalano il vescovo emerito mons. Vittorio Lupi, don Francesco Cereda, Vicario del Rettor Maggiore, che ha letto ufficialmente la lettera del Rettor Maggiore con la quale la Congregazione si costituisce Attore della Causa; don Stefano Aspettati, Superiore della Circoscrizione Italia Centrale, sacerdoti salesiani e carmelitani. Significativa la presenza di membri della Famiglia Salesiana e Carmelitana della Liguria e di numerosi membri dei gruppi dell’Opera dei Tabernacoli Viventi.
Vera Grita, figlia di Amleto e di Maria Anna Zacco della Pirrera, era la secondogenita di quattro sorelle. Visse e studiò a Savona dove conseguì l’abilitazione magistrale. A 21 anni, durante una improvvisa incursione aerea sulla città (1944), venne travolta e calpestata dalla folla in fuga, riportando conseguenze gravi per il suo fisico che da allora rimase segnato per sempre dalla sofferenza. Passò inosservata nella sua breve vita terrena, insegnando nelle scuole dell’entroterra ligure, dove si guadagnò la stima e l’affetto di tutti per il suo carattere buono e mite.
A Savona, nella parrocchia salesiana di Maria Ausiliatrice, partecipava alla Messa ed era assidua al sacramento della Penitenza. Dal 1963 fu suo confessore il salesiano don Giovanni Bocchi. Salesiana Cooperatrice dal 1967, realizzò la sua chiamata nel dono totale di sé al Signore, che in modo straordinario si donava a lei, nell’intimo del suo cuore, con la “Voce”, con la “Parola”, per comunicarle l’Opera dei Tabernacoli Viventi. Sottopose tutti gli scritti al direttore spirituale, il salesiano don Gabriello Zucconi, e custodì nel silenzio del proprio cuore il segreto di quella chiamata, guidata dal divino Maestro e dalla Vergine Maria che l’accompagnarono lungo la via della vita nascosta, della spoliazione e dell’annientamento di sé.
Sotto l’impulso della grazia divina e accogliendo la mediazione delle guide spirituali, Vera Grita rispose al dono di Dio testimoniando nella sua vita, segnata dalla fatica della malattia, l’incontro con il Risorto e dedicandosi con eroica generosità all’insegnamento e all’educazione degli allievi, sovvenendo alle necessità della famiglia e testimoniando una vita di evangelica povertà. Centrata e salda nel Dio che ama e sostiene, con grande fermezza interiore fu resa capace di sopportare le prove e le sofferenze della vita. Sulla base di tale solidità interiore diede testimonianza di un’esistenza cristiana fatta di pazienza e costanza nel bene.
Morì il 22 dicembre 1969, a 46 anni, in una cameretta dell’ospedale dove aveva trascorso gli ultimi sei mesi di vita in un crescendo di sofferenze accettate e vissute in unione a Gesù Crocifisso. “L’anima di Vera – scrisse don Borra, Salesiano, suo primo biografo – con i messaggi e le lettere entra nella schiera di quelle anime carismatiche chiamate ad arricchire la Chiesa con fiamme di amore a Dio e a Gesù Eucaristico per la dilatazione del Regno”.